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Questo articolo fa parte della Sezione di Scritti a cura dei Dottorandi di Ricerca

"Teorie e scritture dell'architettura contemporanea" Vai  all'indice di tutti gli articoli  >>


Il seminario condotto da Antonino Saggio  ha inteso fornire uno spaccato critico su alcuni testi recenti di Teoria dell'architettura contemporanea e allo stesso aprire la riflessione sul rapporto tra teoria e pratica progettuale all'interno dell'attività dei partecipanti, A partire dal testo analizzato e commentato in ciascun articolo è presente un progetto architettonico che serve ad esemplificare, seppure parzialmente, alcuni nessi tra elaborazione teorica e ricerca progettuale di ciascun dottorando di ricerca.


Dottorato di Ricerca in

Composizione Architettonica (Teoria dell'architettura)

Facoltà di Architettura Ludovico Quaroni – La Sapienza Roma

Direttore Lucio Barbera

 


STAR SYSTEM E LANDMARK

THE STRANGE NEW WORLD OF THE CONTEMPORARY CITY

di Sabrina Leone

“Today’s cities are characterized, not by the universal triumph of generic space, but by the often dramatic encounters between the generic and the specific; the global and the local; the slick present and the recalcitrant past. (…) This encounters produce what are actually the distinctive moments of the contemporary city: the hybrid space, the strange juxtaposition, the sudden shift in scale or variation in intensity, incongruity.”
 

Rowan Moore (a cura di),

Vertigo. The strange new world of the contemporary city,

Laurence King Publishing, London in association with Glasgow 1999, London 1999, (pp.210)

 

           

 

A partire dalla constatabile diffusione di alcuni modelli architettonici o modalità di progetto, che prescinde  da legami con la storia o la cultura locali, Moore individua una chiave di lettura di tale fenomeno capace di spiegarne i meccanismi e di fagocitarne i linguaggi.

Tale approccio funzionale considera quell’intorno architettonico reale, che da alcuni caratteri/successi della cinematografia trae spunto, per tradursi in un meccanismo esplicitamente legato ad aspetti economici, dove le leggi di mercato influiscono in maniera determinante nel complesso dispositivo del mondo dell’architettura.

In simile accertato sistema, il termine architetto va attribuito con pienezza a quanti, non trascurando tale intorno, sono capaci di attribuirgli la giusta considerazione dando luogo a opere che sfruttano i meccanismi in gioco ma non trascurano quegli aspetti propri della materia architettonica, che vengono così riattualizzati. È questo, in ultima analisi, il nodo problematico che il testo affronta.

 

 

Vertigo dunque, volutamente, allude innanzitutto al mondo del cinema - è un noto film di Hitchcock - ma è anche il titolo, intenzionalmente ambiguo, di una mostra tenutasi a Glasgow del 1999 dalla quale sono emerse le questioni poi affrontate nel libro.

J. Herzog, nell’introduzione al testo, evidenzia il nesso fra la mostra e il film, fra la realtà delle città contemporanee e la tecnica su cui il film si articola: si tratta principalmente dell’opposizione fra generico e specifico.

L’uso di un’ambientazione generica produce nel film sensazioni più accese nel momento in cui un avvenimento specifico si manifesta, avvenimento che contiene dei caratteri di sorpresa e di tensione relativi al genere proprio di Hitchcock, o di vertigine  se si allude al modo dell’architettura - si pensi alla singolarità di taluni edifici in tessuti urbani di una certa coerenza formale - ambientazioni che comunque tendono a produrre e/o amplificare sensazioni, a privilegiare il coinvolgimento  sensoriale.

Moore, che è il curatore del testo, coglie questo aspetto diffuso nelle città contemporanee, caratterizzate da ‘ spesso drammatici incontri fra lo spazio generico e quello specifico; il globale e il locale; il lucente presente e il recalcitrante passato’, a partire da ciò pone una serie di questioni, per chiarirne le dinamiche e le motivazioni, che indaga attraverso una trattazione intessuta dall’esame di opere realizzate in diverse parti del mondo.

Dieci di queste vengono descritte puntualmente nella seconda parte del testo da altrettanti autori. La loro sequenza è di volta in volta individuata secondo una suddivisione apparentemente tipologica, o per funzioni, ma che in realtà tende a confermare la chiave di lettura che Moore individua nella trattazione che le precede.

 

                                                                                                            

Casella di testo: Las Vegas, New York New York mines the melting pot as a rich source of theming.

Casella di testo: Whit a multiplex cinema, themed architecture and other diversions, the phenomenally successful Ontario Mills is more than a shopping mall. It offers most of the services of a traditional town under one roof.

 

 

 

 

 

 

L’autore, come critico d’architettura, di fronte all’eterogeneità  che il panorama architettonico delle nostre città mostra, cerca di ipotizzare questa chiave di lettura capace di spiegare un tale fenomeno che, a stento, riesce ad essere catalogato secondo modalità formali o comuni approcci teorici,  e che rischia di essere velocemente liquidato o come giustapposizione casuale di parti differenti, o come dimostrazione di abilità progettuale dei singoli autori, i quali producono oggetti architettonici forse sempre più effimeri, autoreferenziali, globali e vicini al mondo del design piuttosto che a quello dell’architettura.

 

 

                                                                                          Casella di testo: Coop Himmelb(l)au avant-garde cinema complex in Dresden was built a the same time that a computer assisted reconstruction of a baroque church was started in the same city. Both projects could be described as ‘contemporary’.

Casella di testo: Daniel Libeskind’s Jewish Museum runs counter to other Berlin developments in its attempt to recognize the complexity of the city’s history, rather than to simplify it.

       

 

 

 

 

 

 

 

 

Le sue riflessioni  si fondano su alcune constatazioni iniziali.

Innanzitutto il rapporto fra lo spazio generico e quello specifico nell’accezione già introdotta e vicina alla cinematografia.

In secondo luogo la considerazione del potere che il mondo dell’immagine esercita sullo spettatore, come ulteriore nesso fra cinema ed architettura; aspetto ampiamente sfruttato dalle città ‘sostitutive o del divertimento’, da Las Vegas ai parchi tematici di  Walt Disney, che sembra in maniera crescente essere utilizzato anche nell’architettura delle città cosiddette ‘reali’. A tal proposito Moore osserva come le distanze fra queste due città si vanno affievolendo; le seconde si appropriano dei meccanismi delle prime e li trasferiscono in ‘oggetti’ di scala architettonica, dagli shopping mall ai landmark.  Secondo questa logica le architetture di cui stiamo parlando si fondano su criteri altri da quelli che riguardano l’aspetto del locale, o del rapporto col contesto, che vanno oltre le basi tradizionali dell’architettura. Si fondano principalmente su meccanismi per i quali è irrilevante la prossimità geografica poiché la modalità funziona a prescindere. In questa ottica l’oggetto architettonico, e il consenso che riscuote, innesca meccanismi paralleli ed è considerabile come una pubblicità tridimensionale nelle città, esso dà un ritorno immediato al progettista, nell’ ambito del ‘mercato’ degli architetti star, ma anche al suo committente politico o privato che sia.

Questi landmark possono essere considerati, per tali motivi, oggetti architettonici secondo un’accezione differente da quella proposta da Nouvel e Baudrillard inArchitettura e nulla. Oggetti singolari’.

È chiaro infine l’aspetto legato al globale che si viene ad introdurre come risultato di un simile processo. In quest’ottica è legittimata la tendenza all’ibrido come innesto nel tessuto urbano di architetture diverse, che muovano da posizioni differenti se non opposte, da R. koolhaas a F. O. Gehry. Quest’ultimo è considerato da Moore uno dei più abili a gestire ilnuovo strano mondo della città contemporanea’.

 

 

                                                          

Casella di testo: The Bilbao Guggenheim shows that at a time of electronic communication, theming, shopping and generic space, sheer physical building can still have power.

Casella di testo: Rem Koolhaas is fascinated by the generic spaces of globalized culture, but his buildings could not be  specific. His Congrexpo in Lille is raw and strange, combining the harsh with the luxurious.

 

 

 

 

Un mio progetto che maggiormente si avvicina per tematiche e modalità alle questioni che Vertigo ci propone è quello della tesi di laurea; esso insiste nella fascia adiacente le Mura Vaticane collocandosi fra due preesistenze forti: la città del Vaticano con i suoi Musei e il quartiere a maglia ottocentesca di Prati con le sue infrastrutture. L’eterogeneità del contesto edificato, in prevalenza un’espansione del quartiere del secondo dopoguerra di scarso valore storico/architettonico, nel confrontarsi con i caratteri geomorfologici del sito ha lasciato numerosi spazi interstiziali irrisolti che aumentano il valore strategico dell’area.

Alla scala urbana il progetto si sviluppa secondo un sistema di assi che capillarmente si distribuiscono lungo la fascia mettendo in forma quelle relazioni che la caratterizzano nei suoi interstizi. La strategia consiste nella valorizzazione dello spazio trasformabile con interventi, fra/negli edifici da mantenere/sostituire, che fanno riferimento a modalità chiarite alla scala architettonica, e consolidate nella cultura contemporanea della trasformazione nella città esistente, che includono quelli citati da Moore, dei quali fra gli altri: la Tate Gallery of Modern Art di Erzog&De Meuron a Londra, il Museo Ebraico di Libeskind a Berlino, il Cinema di Coop Himmelbalu a Dresda, il Reichstag secondo il progetto di Foster. Il passaggio fra le scale urbana e architettonica comporta la suddivisione del progetto in sistemi minori fortemente correlati; l’operazione predispone la concreta realizzabilità per fasi gestita secondo tecniche di project financing in collaborazione tra pubblico e privato.

La questione progettuale è riassunta in tre tematiche: il confronto fra i tessuti della città implementato dall’inserimento del nuovo/dalla modifica dell’esistente secondo un linguaggio autonomo; l’interstizio come risorsa progettuale in termini si spazio valorizzabile; il progetto di oggetti architettonici che sono degli ibridi per le funzioni che ospitano.

 

Casella di testo: Immagine sintetica che riassume le tematiche principali. La successione delle sezioni mostra il ripetersi di un principio organizzativo unico, per parti serventi e servite, che non da luogo ad ambiti analoghi (come sezioni di un’estruso) ma ad una molteplicità di configurazioni.

 

 

Casella di testo: La strategia di intervento alla scala urbana. L’analisi mette in evidenza gli spazi disponibili al progetto e le direttrici di attraversamento trasversale che amplificano la ridotta permeabilità della fascia. Gli schemi indicano la modalità progettuale alla scala architettonica nei termini di: inserimento del nuovo, demolizione e sostituzione di alcuni edifici, trasformazione di altri.

 

 

 

Casella di testo: Piante dei vari livelli , dove è evidente la dinamica di appropriazione del suolo. Schema della distribuzione delle funzioni, esemplificato per sintetiche sezioni successive, dove gli edifici si susseguono connettendosi per tangenza e giustapposizione implementando il tema dell’ibrido.

 

 

 

 

Casella di testo: Profili e sezioni dei fronti principali

 

 

Casella di testo: Pianta quota stradale e sezione relativa all’albergo.

 

 

Casella di testo: Approfondimento architettonico del Padiglione audio-video.

 

 

 

      vsab@libero.it

 



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